Post by <Gigi>CONFERENZA
Venerdì 23 gennaio 2004, ore 21
Auditorium biblioteca Marchesa
Corso Vercelli 141-7 Torino
A 27 anni, Rael era pilota ed editore di una delle più importanti riviste
francesi di sport automobilistico.
Ma il 13 dicembre la sua vita venne sconvolta quando in un antico vulcano
situato vicino a Clermont-Ferrand, vide apparire un UFO di 7m di diametro,
assolutamente silenzioso e fatto di un metallo argenteo molto brillante. Un
essere raggiante scese ed affidò a Rael un MESSAGGIO che rivelava le vere
origini dell'umanità.
dal sito :
http://www.carabinieri.it/cittadino/servizi/primo%20piano/Archivio/2003_02_Eva_contro_eva.html
Un tema delicatissimo come quello della clonazione è recentemente
finito sui quotidiani di tutto il mondo per l’annuncio della nascita
di una bambina frutto di questa tecnica e non di mamma e papà
Era già da qualche tempo che i discorsi sulla clonazione erano
diventati parte rilevante di un diffuso e sentito esercizio mediale,
capace di appassionare, emozionare o solo incuriosire l’opinione
pubblica, anche se scienziati e cultori di fantascienza sanno bene che
la materia non è così nuova, e anche se da anni le modificazioni
genetiche, sotto forma di pasta, verdura, cereali, sono ormai presenti
sulle nostre tavole.
Però la vera pietra dello scandalo è stata lanciata dal caso di Baby
Eva; la notizia della prima bambina clonata ha segnato una svolta
fondamentale, rappresentando il temuto punto di passaggio dal regno
del non-umano a interventi che hanno per oggetto l’uomo. Questa volta
non si trattava di lasciarsi affascinare dai cloni crudeli di Guerre
Stellari, ma di prendere in considerazione la cronaca.
E così, come nel film di Mankiewicz (All about Eve), in cui una famosa
attrice assume come segretaria una sua fan di nome Eva, che farà di
tutto per prendere il suo posto, raggiungendo il successo, una nuova
“prima donna” creata in laboratorio sta mettendo – per ora soltanto
simbolicamente – in discussione il primato biblico di quella nata,
così si dice, da una costola di Adamo.
Ad annunciare l’esperimento che ha gettato nello scompiglio esperti e
profani è stata la Clonaid, società parascientifica con inquietanti
legami con i raeliani (dal nome del loro fondatore, il francese Claude
Vorilhon, che si fa chiamare Rael). Sembra proprio che essi abbiano
deciso di sfidare la comunità scientifica e la società intera. La loro
“fede” si fonda su racconti sconvolgenti: sono stati gli alieni a
creare gli esseri umani, grazie a conoscenze altamente progredite nel
campo dell’ingegneria genetica. Ora questi esseri superiori sarebbero
intenzionati a tornare sulla Terra intorno al 2035, e avrebbero
affidato ai raeliani il compito di clonare l’uomo.
La società Clonaid, che in effetti non gode di alcun credito
scientifico in campo internazionale, ha dichiarato di avere in
programma almeno venticinque clonazioni per i prossimi mesi e si è
dichiarata disponibile a sottoporre la piccola Eva ad esami e
accertamenti genetici per confermare la veridicità dell’esperimento.
Ma nonostante queste dichiarazioni ufficiali sembra che per gli
scienziati si stia rivelando tutt’altro che facile avere accesso alla
famiglia di Eva. A tale proposito, Guillen, il medico-giornalista
scelto dai raeliani, ha recentemente espresso numerose perplessità in
merito alla vicenda. Le notizie diffuse dalla setta stanno inoltre
alimentando una sostanziale ambiguità e gravi forme di
disinformazione, che mettono in serio pericolo la credibilità e le
aperture dell’opinione pubblica nei confronti dell’unico tipo di
clonazione accettato da più Paesi: quella a scopo terapeutico.
Al di là della veridicità delle notizie divulgate dai media, comunque,
perché mai persone comuni dovrebbero ricorrere a una tecnica costosa e
del tutto sperimentale come la clonazione? Le motivazioni possono
essere di tipo differente, ma ognuna di esse, in effetti, scaturisce
da una stessa radice: l’atavica e incessante ricerca della vita
eterna. Per i detrattori di questa tecnica, l’atteggiamento da
combattere è quello della lotta prometeica insita nel lato più scuro
della scienza, volta a oltrepassare i limiti che la natura, o Dio, a
seconda che si sia laici o credenti, ha deciso per gli esseri umani,
mortali, soggetti alle ingiurie del tempo e alle sofferenze delle
malattie. Per i sostenitori, il senso profondo di questo “passaggio di
frontiera” che si spinge molto al di là dei limiti finora ritenuti
leciti, è quello di un’avventura, che nasce con la scienza stessa, la
quale deve assolutamente seguire il suo cammino, senza lasciarsi
intimidire e fuorviare da quello che è stato definito il “complesso di
Frankenstein”, per cui lo scienziato che azzarderà troppo sarà punito
atrocemente.
Concretamente, in un futuro ipotetico che in realtà appare ancora
piuttosto lontano, l’uomo comune potrebbe scegliere di rivolgersi alla
clonazione con la speranza di fabbricare un replicante del figlio
morto, o per realizzare l’essenza del narcisismo, continuando a vivere
attraverso un altro essere uguale a se stesso; ma essa potrebbe anche
rappresentare una delle tante tecniche per risolvere il dramma delle
coppie sterili.
In sostanza sono due le sfere coinvolte nella clonazione: da un lato
il regno dell’etica e dei principi, dove si scontrano fedi,
convinzioni, valori; dall’altro, quello dell’accettabilità
scientifica, che si limita a valutare il rapporto costi-benefici
nell’indirizzare ricerca e sperimentazione. Il problema in
quest’ultimo caso riguarda decisioni che, senza entrare nel cuore
della questione, più “laicamente” e pragmaticamente sollevano dubbi
sulla natura ancora fortemente sperimentale di una tecnica di cui non
si conoscono i limiti.
Appare allora pienamente comprensibile che paure e interrogativi si
concentrino sui rischi concreti legati a questi interventi, non
limitandosi a mere questioni di principio. In questa prospettiva va
letta, ad esempio, la decisione del Comitato nazionale di bioetica del
nostro Paese, che ha bocciato all’unanimità la clonazione umana a fine
riproduttivo, paventandone la natura troppo pericolosa, che non dà le
necessarie garanzie per la salute del nascituro. Dal punto di vista
scientifico, senza addentrarci troppo in un campo specialistico, alla
base della clonazione si collocano le cellule staminali prelevate dai
tessuti umani, cellule spesso situate in punti difficili da
raggiungere, se non utilizzando tecniche invasive.
L’unica reale possibilità, almeno per ora, è quella di ricorrere alle
cellule dei feti provenienti da aborti spontanei, sul cui impiego
anche i cattolici del Comitato nazionale di bioetica hanno dato il
loro assenso. Invece, per quanto riguarda le cellule staminali
embrionali, cioè quelle cellule a partire dalle quali potrebbe
svilupparsi un essere umano, il dissenso dei cattolici è pressoché
totale.
In realtà, anche gli esperimenti realizzati nel campo animale non
hanno dato i risultati sperati. Anzi, i primi animali clonati in molti
casi hanno sviluppato patologie e malformazioni. Le relazioni
scientifiche presentate dai creatori della famosa pecora Dolly
contengono dati preoccupanti sulle gravi menomazioni vitali occorse e
non sembrano affatto incoraggianti. E comunque va segnalato che la
ricerca sulle cellule staminali rappresenta uno dei settori più
all’avanguardia nella ricerca biomedica, con la naturale conseguenza
di cospicue quantità di capitale investite e molti interessi in gioco.
Perciò, da più parti si afferma che anche se è difficile controllare e
limitare con leggi il cammino della scienza, potrebbe essere molto
pericoloso abbandonare la ricerca al Far West del profitto economico,
dove gli interessi generali passano sempre in secondo piano.
Ma torniamo alla sfera etica. Qui la clonazione si configura come una
questione “di frontiera”: la possibilità di produrre individui
fotocopia, ad esempio, mette in discussione la natura unica e
irripetibile dell’identità di un individuo, che non è il portato
esclusivo del corredo genetico avuto in dotazione, bensì il risultato
delle continue interazioni che coinvolgono geni e ambiente. Su questo
punto esiste una convinzione condivisa tra le scienze cosiddette hard,
come fisica, biologia e chimica, e quelle definite soft, come
sociologia e psicologia: è l’indissolubile intreccio biografico a
creare quella miscela imprevedibile e unica che rappresenta il
prezioso patrimonio di ciascuno di noi.
Rimane però preponderante l’esigenza di proteggere il “prototipo”
genetico, ragione che ha indotto lo Stato italiano a vietare «ogni
intervento volto a creare un essere umano geneticamente identico ad un
altro essere umano, vivo o morto». E per lo stesso motivo anche a
livello europeo una Carta dell’Unione prevede il: «divieto della
clonazione riproduttiva degli esseri umani», e la Camera Usa, allo
scopo di tutelare l’embrione, ha vietato la clonazione, senza
distinguere tra riproduttiva e terapeutica.
La mancata considerazione delle differenze tra i due tipi di
clonazione rappresenta un altro elemento di confusione, rivelando una
diffusa “ignoranza”, spesso alimentata da tensioni ideologiche, che
rischia mettere sullo stesso livello quella riproduttiva e quella
terapeutica, tecnica quest’ultima alla quale già si ricorre sia per
cellule e tessuti animali che umani e che può essere impiegata nella
cura di malattie degenerative.
Restiamo in fiduciosa attesa, sospendendo il giudizio. Ma un dubbio ci
assilla: non sarebbe più opportuno, almeno per ora, impiegare le
limitate risorse economiche destinate alla ricerca e i cervelli dei
nostri scienziati per trovare rimedi e scoprire nuove tecniche in
grado di guarire da cancro, Alzheimer, Aids, migliorando la qualità
della vita di molti individui?
Fabio Leonzi
[ da "Il Carabiniere" - Febbraio ]
Posted from X-Privat Free NNTP server - www.x-privat.org